Ci sono due modi per valutare la probabile nascita di un partito di ex-militari guidato da Roberto Vannacci e dal suo fedelissimo Fabio Filomeni. Il primo è riderci su, ricordarsi gli sgangherati generali radiofonici di Alto Gradimento o i fantagolpisti in mimetica di «Vogliamo i Colonnelli» e dire: vabbè, film già visto, allucinogeni del passato, solito pollaio. Quell’idea di risolvere i problemi italiani manu militari, molto tempo fa, faceva sghignazzare anche la destra, che più volte candidò alti ufficiali nelle sue liste ma poi li tenne sempre nel retropalco, convinta che la politica fosse una cosa troppo seria per consegnarla alle biografie di caserma.
Poi ci fu l’avventura del mitologico generale Antonio Pappalardo e dei suoi gilet arancioni, ma anche dei Pensionati in Divisa, del Melograno Mediterraneo, del Movimento Italia Libera, del Fronte No-Vax: mai preso un voto sotto qualsiasi sigla, solo un sacco di denunce compresa una per vilipendio al capo dello Stato quando si presentò al Quirinale con un fantasmagorico mandato d’arresto per Sergio Mattarella. Insomma, ci sarebbero molti motivi per etichettare il movimento Europa Sovrana che Filomeni sta organizzando come il solito cinepanettone in divisa, niente di allarmante.
Poi c’è l’altro modo di guardare la cosa. La dichiarata adesione al fan club di Vannacci di un numero imprecisato di militari in pensione, che fa immaginare larghe simpatie anche tra chi è ancora in servizio. Un certo mistero sugli organi direttivi di Europa Sovrana, che non compaiono sul sito, assolutamente anonimo nella parte che descrive l’organigramma e l’articolazione dell’associazione. I due obbiettivi principali indicati agli iscritti: uscita dalla Nato e recupero delle relazioni politiche e commerciali con la Russia di Vladimir Putin. La visione dell’Unione europea come burocrazia infedele e «usurpatrice dell’idea d’Europa». L’attacco al presidente Mattarella nell’ultima intervista di Filomeni. Un movimento gestito da ex-ufficiali del nostro esercito che si esprime apertamente contro le alleanze, i trattati e gli impegni di difesa sottoscritti dalla Repubblica, in contrapposizione persino con il Capo dello Stato, è un inedito assoluto e suscita domande.
Il programma di politica estera di Europa Sovrana è condiviso da Roberto Vannacci, che non è un pensionato ma un generale in aspettativa? E, nel caso, come si pone rispetto a queste tesi la Lega, che esprime il vicepresidente del Consiglio e ha appena avuto in Vannacci il suo candidato di punta alle Europee? Sono ambiguità che vanno dissipate, perché il problema non è la nascita o la crescita in Italia di tentazioni golpiste (grazie al cielo siamo fuori da quella vicenda) ma la credibilità del Paese e delle sue forze armate, che non meritano di essere consegnate al sospetto di ogni soggetto con cui l’Italia ha stipulato patti vincolanti.
Insomma, qualcuno dovrà occuparsi di chiudere il vaso di Pandora aperto da Matteo Salvini con la candidatura del generale e con l’incoraggiamento delle ambizioni sue e dei suoi amici, evidentemente smisurate. Finora quel contenitore ha sprigionato puzze fastidiose ma di scarso rilievo, un razzismo mascherato da notifica delle differenze, il solito sessismo alla Ferribotte – «Concettina, componiti» – e deprimenti richiami acchiappa-voti alla mitologia della Decima Mas. È stato sgradevole ma sopportabile per una democrazia ben consapevole che certi tic ancestrali resistono anche nelle società più avanzate, figuriamoci da noi. Ma adesso sta succedendo altro. Adesso questo generico bla-bla reazionario inizia a evolversi sul terreno della politica estera, in modo incompatibile con l’appartenenza a un partito di maggioranza e con la reputazione del nostro esercito. Adesso dovremmo cominciare a dirci: è vero, sembra Alto Gradimento, ma è tutto vero, è un pezzo della politica italiana e non fa ridere per niente.
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