mercoledì 11 dicembre 2024

VIOLENZA E POLITICA. IL CASO DI L. MANGIONE. ZACCARIA D., Luigi Mangione, il killer idolatrato dal web, IL DUBBIO, 10.12.2024

 Dopo cinque giorni di fuga, è stato riconosciuto dalla cameriera di un fast food che ha immediatamente allertato il 911. Il killer con il sorriso e il cappuccio è stato arrestato ieri notte in un Mac Donald di Altoona, in Pennsylvania: il cinque dicembre scorso, nel cuore di Manhattan, aveva ucciso a sangue freddo Brian Thompson, Ceo di United Healthcare, la più grande compagnia di assicurazioni sanitarie degli Stati Uniti, per poi sparire nel nulla.



Di lui soltanto le immagini riprese da una telecamera di videosorveglianza che hanno fatto il giro dell’America. L’uomo si chiama Luigi Mangione, ha 26 anni, al momento dell’arresto aveva in tasca una “pistola fantasma” equipaggiata di silenziatore realizzata con un stampante 3D, un documento di identità falso a nome “Mark Rosario” e un foglio di carta che, secondo la polizia, spiega pienamente le motivazioni del suo crimine. Si tratterebbe di un vero e proprio manifesto ideologico in cui Mangione si scaglia contro quelli che definisce «i parassiti», ovvero i manager delle grandi corporation, in particolare del settore sanitario: «Mi scuso per ogni conflitto e ogni trauma provocato, ma quel che andava fatto andava fatto».

La storia di Luigi Mangione non è il solito climax dell’emarginato sociopatico fuori di testa con basso livello di istruzione e rancori complottisti contro il governo, ma quella di un ragazzo normale uscito da una benestante famiglia italoamericana, nipote di un deputato repubblicano al parlamento statale del Maryland, un ragazzo decisamente più intelligente della media e molto applicato negli studi. Si è diplomato nel 2016 alla prestigiosa Gilman School del Marryland risultando il migliore del suo corso.

In queste ore sul web sta circolando un video con le parole che ha pronunciato durante la cerimonia del diploma, un discorso intriso di ottimismo in cui elogia i ragazzi della sua generazione, «pieni di idee e pronti a esplorare l’ignoto e a sfidare il mondo attorno a loro nel rispetto dei valori», un discorso elevato, che crea un angosciante contrasto con le immagini del corpo di Brian Thompson riverso senza vita davanti l’hotel Hilton di Manhattan.

Subito dopo i liceo arriva il passaggio alla Penn University, ateneo privato dell’Ivy League, dove si è laureato, sempre a pieni voti, in ingegneria informatica. Con il suo curriculum non è difficile trovare un lavoro, così, dopo alcuni stage in aziende high tech, nel 2021 arriva l’assunzione come software engineer a TrueCar, società di Santa Monica che gestisce il commercio di automobili online.

Due anni dopo si trasferisce alle Haway dove lavora a distanza in un coworking, chiamato Surfbreak. Il proprietario dello spazio, R.J. Martin, era diventato suo amico e, contattato dai giornalisti, lo descrive come una persona «intelligente e realizzata» che coltivava il sogno di creare una società per lo sviluppo videogames. L’unico elemento di grande sofferenza nella vita di Luigi Mangione è un mal di schiena atavico, che lo perseguita da quando era adolescente, il dolore a volte diventa insopportabile e influisce sulla sua vita sociale, però non lo ha mai reso dipendente dagli antidolorifici. Nel 2023 si fa operare alla colonna vertebrale e alla fine dell’anno fa perdere le sue tracce, o almeno le fa perdere quasi del tutto.

La trasformazione da bravo ragazzo pieno di speranze a killer paranoico deve essere avvenuta negli ultimi dodici mesi perché la scorsa primavera viene “avvistato” sul social media Good Reads dove scrive la recensione di un libro che contiene il manifesto di Ted Kaczynski, meglio noto come Unabomber, il matematico anarchico che con i suoi pacchi bomba ha terrorizzato l’America tra il 1978 e il 1996.

In quel breve testo Mangione elogia le gesta di Kaczynski: «È facile liquidarlo come un pazzo per evitare di riconoscere i problemi che ci pone, Kaczynski ha avuto le palle di riconoscere che la protesta pacifica non ci porta da nessuna parte e alla fine ha probabilmente ha ragione. Quando tutte le altre forme di comunicazione falliscono, la violenza è necessaria per sopravvivere, possono non piacere i metodi, ma per vedere queste cose dalla sua prospettiva non è terrorismo, è guerra e rivoluzione».

Mangione è un ambientalista convinto che afferma di odiare il sistema capitalista e l’avidità delle grandi compagnie ma il suo pantheon ideologico è un patchwork confuso che intreccia Socrate e Bruce Lee, l’anarchismo e la giustizia fai da te. Non è certo un militante che lotta per una nobile causa, un attivista generoso che si impegna a migliorare la società, ma uno squilibrato che, come spesso accade oltreoceano, decide di risolvere i suoi problemi mentali premendo il grilletto di una pistola.

Eppure in queste ore sulle piattaforme social di mezzo mondo Mangione viene celebrato da milioni di persone come una specie di eroe contemporaneo, un vendicatore del popolo, chi con sfacciato entusiasmo chi con più contenuta “simpatia”, sono milioni i messaggi che celebrano le sue gesta omicide.

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