lunedì 5 novembre 2012

INCANDIDABILI GLI INQUISITI, MA LORO RESISTONO. LO PAPA C., Ma gli inquisiti sono pronti a resistere "Non ci tocca, a Montecitorio ci saremo", LA REPUBBLICA, 5 novembre 2012


ROMA - Tutti d'accordo con la norma "liste pulite". Dall'alto delle loro condanne, dei processi di primo e secondo grado, delle inchieste nelle quali si ritrovano invischiati. Convinti che il repulisti tanto non riguarderà mai loro. A tal punto che stanno tentando quasi tutti una nuova carica al Parlamento, da qui a qualche mese.

L'ultima black list ne elenca 26, di parlamentari comunque sotto il torchio della giustizia. Su nessuno grava una condanna definitiva, se non in un paio di casi per diffamazione o reati minori. A conti fatti, nella stagione di malapolitica 2008-2013, ad aver lasciato lo scranno in Parlamento per una condanna definitiva per reati gravi sono stati soltanto due. L'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro e il deputato del Pid Giuseppe Drago. E gli altri? Marcello Dell'Utri sta ancora valutando il da farsi, "dipende se proseguirà o meno la persecuzioni alla quale sono sottoposto da anni". Non intende rinunciare al suo posto in Parlamento Nicola Cosentino, come ha già fatto sapere al partito e ai suoi, d'altronde è appena sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa e sotto un'altra per falso e riciclaggio, ne è stato chiesto l'arresto respinto dalla Camera.

Il senatore Pdl Sergio De Gregorio getta invece a sorpresa la spugna. Ha scritto nei giorni scorsi una lettera a Silvio Berlusconi per comunicarlo e sponsorizzare la ricandidatura al suo posto di un "delfino" degli "Italiani nel mondo". "Ma lo faccio a prescindere dalla

norma anticorruzione e dalla mia vicenda giudiziaria che chiarirò nelle sedi opportune, dimostrando la mia innocenza" sottolinea. Pochi mesi fa l'ordine di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei suoi confronti dalla procura della Repubblica di Napoli per presunta appropriazione indebita di 20 milioni di euro di finanziamenti al quotidiano "L'Avanti!". Altri procedimenti per riciclaggio, favoreggiamento della camorra, false fatturazioni, ma non lascia per quello. La sua, scrive ad Alfano e Berlusconi, è una "scelta sofferta fatta per motivi di opportunità, in linea col codice etico applicato per la composizione delle liste dei candidati in Sicilia", che pone il limite del rinvio a giudizio.

Alfonso Papa, unico che in carcere c'è finito davvero un anno fa, coglie l'occasione per lanciare un appello al "suo" pm Woodcock: "Troppo impegnato e mi impedisce di arrivare a sentenza entro il termine della legislatura ". La norma sui condannati la ritiene necessaria. Ce l'ha piuttosto con il presidente Fini che sponsorizza una restrizione a carico dei semplici rinviati a giudizio. "Quella la trovo profondamente incivile: l'azione penale ha alto grado di fallibilità da queste parti".

L'ex sottosegretario (per pochi giorni) Aldo Brancher, condanna definitiva per ricettazione e appropriazione indebita a due anni, taglia corto: "La legge va rispettata, se ci sarà, la rispetteremo, ma io non fatto nulla contro la pubblica amministrazione, e non ho altro da aggiungere".

Maurizio Grassano, condanna per truffa aggravata ai danni del comune di Alessandria, deputato dei Responsabili dice che aspetta "da due anni l'appello" e se arrivasse la condanna anche lì, rinuncerebbe. "Nonostante tutto sarei d'accordo con la norma Cencellieri, a patto che dopo aver scontato la pena in carcere si possa tornare a esercitare i propri diritti. E tornare pure in Parlamento" Giampiero Catone, ex sottosegretario del governo Berlusconi, condannato a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e bancarotta fraudolenta. "Ho già avuto due assoluzioni e ho fatto istanza al presidente del tribunale per avere l'appello prima della fine della legislatura". Perché lui a far politica ancora ci tiene, del resto, la prescrizione in ogni caso spazzerà tutto via il 20 gennaio. "Se mi condannano però mi ritiro - assicura - e sa che le dico? Che la norma Cancellieri io alla Camera la approvo".

Mario Borghezio è parlamentare ma a Bruxelles, condannato in via definitiva per l'incendio del primo luglio 2000 in un accampamento di extracomunitari. "D'accordo" pure lui sul repulisti, ma "la storia non mi riguarda, non rientro tra i reati gravi, al limite potrei essere inserito nell'albo dei piromani". E ride.
(05 novembre 2012)

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