martedì 20 novembre 2012

ITALIA. VERSO LE ELEZIONI. PRIMARIE DEL PD. PARLANO I CANDIDATI, SARDO C., Verso le primarie/1, Tabacci: «Io più a sinistra di tanti altri», L'UNITA', 19 novembre 2012


La cosa che più lo diverte, e in un certo senso lo lusinga, è il gruppo «Marxisti per Tabacci», nato su Facebook e diventato un cult di queste primarie. Lui, Bruno Tabacci, 66 anni, ha una storia democristiana alle spalle: cresciuto nella Base di Giovanni Marcora, divenuto a poco più di quarant’anni presidente della Lombardia, fermato al tempo di Tangentopoli da inchiesta che poi si concluse con una piena assoluzione, anche nella Seconda Repubblica è poi ripartito dall’Udc.


Sempre con posizioni autonome, sempre con una critica radicale al populismo berlusconiano e leghista, ha tuttavia difeso la propria identità anche quando il confronto con il Pd e il centrosinistra si è trasformato in un lavoro comune. E oggi, oltre che candidato alle primarie del centrosinistra, Tabacci è assessore al Bilancio della giunta Pisapia a Milano.

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«A parte l’ironia di quel gruppo su Facebook - dice - penso davvero di essere molto più a sinistra di tanti che si dicono di sinistra. E questa campagna elettorale delle primarie mi ha rafforzato nella convinzione. La vera sfida della sinistra oggi non è costruire una nuova narrazione, non è inventare un nuovo pifferaio, non è opporre una demagogia più efficace a quella di Berlusconi o di Grillo. La vera sfida è la cultura di governo. La capacità di fare cose concrete che incidono nella realtà e vanno nel senso della giustizia e dello sviluppo. Non mi si venga a dire che non sono più di moda. O le facciamo tornare di moda, o l’Italia andrà a rotoli».

Anche nel suo pragmatismo si coglie un tratto della sua formazione nella Base, che poco frequentava i convegni su fede e politica e invece indicava come valore primario la laica efficacia dei governi.
«Non c’è politica senza valori. Ma attenti alle chiacchiere, attenti alle furbizie di chi promette sogni e poi ci spinge nel baratro. La cultura di governo non è mero pragmatismo. È la misura dell’onestà di una classe dirigente. In queste settimane, nel confronto con i cittadini, ho cercato di parlare soprattutto delle cose che dovremo fare e sono molto contento dei risultati. Anche in termini di amalgama».

Quali proposte consegna al futuro governo di centrosinistra?

«Innanzitutto proposte di equità fiscale. L’evasione è una piaga mortale: con il 27-28% di sommerso rischiamo la rottura dell’equilibrio civile. Non è possibile che nello stesso pianerottolo convivano una famiglia che paga le tasse per intero e una che ne paga la metà, utlizzando magari in misura maggiore i servizi pubblici. È evidente che le parole non bastano più e neppure i blitz della Finanza. Bisogna usare il contrasto di interessi e aumentare decisamente le spese da portare in detrazione, fino a detrarre anche l’Iva. Dobbiamo anche far funzionare meglio l’Isee, dobbiamo scattare una fotografia esatta del benessere delle famiglie: i Comuni possono farlo, tornando a svolgere mansioni importanti sul piano fiscale e tributario. I servizi pubblici costano: è giusto che esenzioni e sconti riguardino chi ha davvero più bisogno».

È vero che lei ha dubbi sulla patrimoniale?
«Non ho dubbi. Vorrei renderla più utile, più equa e, al tempo stesso, allargare il consenso attorno ad essa in un Paese dove la stragrande maggioranza delle famiglie è proprietaria di immobili. Anziché fissare una tassa una tantum, si potrebbe prevedere, come misura della patrimoniale, l’acquisto di titoli di Stato a tasso tedesco. In questo modo daremmo un colpo allo spread, che è il principale incubo della finanza pubblica. Mi pare che abbiamo messo in fila buone proposte di sinistra».

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