lunedì 22 ottobre 2012

ITALIA. SCUOLA E FINE DELLO STATO SOCIALE. REDAZIONE, Contro le 24 ore, «sciopero bianco» al Talete , IL CORRIERE DELLA SERA, 22 ottobre 2012


Da lunedì protesta di dirigenti e docenti: solo «didattica essenziale», senza compiti né interrogazioni. Le proposte. Una lettera a firma del corpo docente inviata al presidente Napolitano



ROMA - Al liceo Talete di Roma parte la protesta contro i tagli della legge di stabilità. Non ci stanno i docenti del liceo scientifico di via Camozzi all'innalzamento dell'orario di lezione da 18 a 24 ore proposto dal ministro Francesco Profumo e dicono «no» con una settimana di «sciopero bianco». In classe si farà solo «didattica essenziale», come si legge nella mozione votata dal Collegio dei docenti. Poche spiegazioni, niente compiti o interrogazioni, molto dibattito sul perché della protesta.
«LAVORIAMO PIU' DI 18 ORE A SETTIMANA» - «Non è vero che i docenti fanno solo 18 ore oggi. Sono almeno il doppio. Le diciotto di cui parla il governo e che vuole aumentare a 24 sono quelle in classe. Poi c'è tutta la fase di preparazione delle lezioni, predisposizione e correzione dei compiti, ci sono gli incontri con i genitori, l'attività amministrativa - spiega all'agenzia Dire il preside del Talete, Antonio Panaccione - Io stesso dovrei fare 36 ore e invece ne faccio 60, documentabili, a settimana. Lavoro da mattina a sera perché sono il responsabile di questa scuola. Diremo tutto questo anche ai genitori che stanno cominciando a venire a scuola per capire cosa sta succedendo, perché gli insegnanti protestano».
LA PROTESTA - La contestazione scatta lunedì 22 ottobre con una giornata interamente dedicata alla spiegazione delle ragioni della protesta. Da martedì «didattica essenziale» . Senza voti e compiti. Giovedì assemblea con alunni e genitori. Poi ancora didattica essenziale fino a sabato. «Abbiamo costituito un coordinamento con altre scuole romane, dal Farnesina al Mamiani, al Montale passando per il Plinio e speriamo che il movimento si allarghi a tutta Italia - dice Panaccione - non ci fermiamo finché la proposta non viene ritirata». Al Talete sono anche bloccate tutte le attività del Piano dell'offerta formativa: consigli di classe, viaggi di istruzione e uscite didattiche, le attività extracurricolari, antimeridiane e pomeridiane. (fonte Dire)

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Il Collegio Docenti e la componente ATA del Liceo Scientifico Statale Talete, in collaborazione con altre scuole del distretto e con il Coordinamento Cittadino delle Scuole di Roma, attua le seguenti azioni di protesta:
- Blocco di tutte le attività del Piano dell’Offerta Formativa (POF): funzioni strumentali, dipartimenti, coordinamenti di vario tipo, consigli di classe, blocco dei viaggi di istruzione e delle uscite didattiche, blocco di tutte le attività extracurricolari, antimeridiane e pomeridiane, adozione dei libri di testo.
- Settimana di “didattica essenziale” dal 22/10/2012 al 27/10/2012 con sospensione delle verifiche scritte e orali, secondo il seguente calendario:
  • 22/10/2012 : in tutte le ore informazione sulle motivazioni dell’azione di protesta
  • 23/10/2012 : lezione essenziale;
  • 24/10/2012: lezione essenziale;
  • 25/10/2012: assemblea auto-convocata, in orario scolastico, aperta a genitori ed alunni;
  • 26/10/2012: lezione essenziale;
  • 27/10/2012: lezione essenziale.
- Riunione dei docenti in assemblea durante la ricreazione (11:05 – 11:20) del 24/10/2012 nel cortile, con esonero dalla sorveglianza nell’istituto;
- Riunione dei docenti il giorno Venerdì 26/10/2012 alle 14:30 per fare il punto della situazione e programmare l’eventuale prosecuzione dell’azione di protesta;
- Informazione dell’utenza in modo capillare durante la settimana attraverso diversi canali di comunicazione (comunicati stampa, documenti, sito web del Talete);
- Utilizzo del sito web del Talete (www.liceotalete.it) esclusivamente per la diffusione di comunicazioni relative all’azione di protesta.
Il personale ATA si atterrà, come azione di protesta, al rispetto rigido del mansionario previsto dalle norme contrattuali.
Per salvaguardare la conoscenza quale bene comune e per restituire dignità al lavoro dopo anni di tagli e assenza di progetto educativo complessivo, si chiede la collaborazione di genitori e alunni alla nostra azione di protesta.
Roma, 19 ottobre 2012


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Al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano
Al Ministro della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo

Noi docenti del liceo scientifico statale “Talete” di Roma
abbiamo solo in parte aderito allo sciopero del 12 ottobre scorso, tuttavia non per questo ci sentiamo di condividere i provvedimenti che il governo si appresta ad approvare in merito alla scuola.

Anzitutto stigmatizziamo un provvedimento che riguarda direttamente la nostra categoria di lavoratori.
1) Il concorso, oltre a non prevedere la possibilità per i docenti assunti a tempo indeterminato di partecipare ai fini dei soli titoli, come accadeva invece per i concorsi passati, non servirà ad immettere in ruolo i docenti precari – come dichiarato – ma avrà come unico effetto quello di aumentare la concorrenza tra i precari stessi e di creare nuovamente una sorta di “doppio canale”.

Soprattutto vogliamo però intervenire contro dei provvedimenti che incidono a livello nazionale contro i diritti costituzionali dei cittadini.

2) La legge 953
a) trasforma le scuole statali in “Istituzioni Scolastiche Autonome” capaci di gestire autonomamente la didattica e definirne le linee programmatiche,
b) da individuare anche grazie ad investimenti economici diretti, di enti o privati,
c) enti o privati che vengono poi chiamati a valutare la didattica della singola “Istituzione Scolastica” da loro finanziata.
d) Le “Istituzioni Scolastiche Autonome”, compresi i loro programmi ed il loro personale, sono gestite dalle Regioni.
e) Tutti gli organi di gestione e di democrazia interni alla scuola sanciti dai “Decreti Delegati” e confermati dal “Decreto Legislativo del 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni” sono aboliti
f) e parzialmente sostituiti da “Organismi” che hanno funzioni solo in parte sovrapponibili ai precedenti e che vengono costituiti con modalità totalmente diverse, in parte definibili autonomamente dalle singole “Istituzioni Scolastiche” in base al diverso “Regolamento” varato autonomamente da ciascuna.
g) Tra questi Organismi è il “Consiglio dell’Autonomia”, che sostituisce il Consiglio di Istituto e che redige il “Regolamento”. Ma il “Regolamento” regola anche le modalità di elezione o nomina dello stesso “Consiglio dell’Autonomia” (chi dunque eleggerà/nominerà il primo “Consiglio dell’Autonomia”?). Di esso fanno parte di diritto il Dirigente Scolastico ed un esterno; il DSGA avrà ruoli solo consultivi e di supporto amministrativo senza diritto di voto; i rappresentanti di genitori, studenti docenti e ATA potranno essere nominati dal preside.
h) Il consiglio di classe è mantenuto solo nella sua componente integrale: gli scrutini verranno condotti dai singoli “docenti che ne sono responsabili” e non da un organo a ciò preposto.
i) Tra i vari “Organismi”, il “Consiglio dell’Autonomia” dovrà provvedere a nominare un “Nucleo di Valutazione” allo scopo di redigere una autovalutazione “dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità complessive del Servizio Scolastico” offerto dall’“Istituzione Scolastica” stessa. Esso è composto da un “soggetto esterno, individuato dal “Consiglio dell’Autonomia” sulla base di criteri di competenza” e poi da “almeno un docente, un genitore ed uno studente” dell’istituto stesso per un totale variabile da 5 a 7 membri, a seconda delle scelte prese dalle singole “Istituzioni Scolastiche” con il loro personale “Regolamento”.
Noi contestiamo questi provvedimenti.
a-b) Il complesso delle scuole statali e pubbliche viene parcellizzato in singoli istituti che, grazie all’estrema autonomia interna loro assegnata, diventeranno, più o meno prestigiose, più o meno efficienti, più o meno competenti a seconda del territorio in cui si trovano, cioè a seconda della maggiore o minore ricchezza di reddito familiare dei loro iscritti e dei maggiori o minori investimenti di privati che vi interverranno. Questo provvedimento è pertanto in contrasto con i “Principi Fondamentali” della “Costituzione Italiana” quali riconosciuti agli articoli 2 e 3.

d) Il governo ha appena iniziato il percorso per modificare il titolo V della “Costituzione Italiana” e diminuire i poteri alle Regioni. Con questa legge, invece, le singole scuole vengono consegnate proprio alle Regioni. Quali saranno le conseguenze per la validità nazionale dei titoli di studio e per le modalità di assunzione e trasferimento del personale scolastico sul territorio italiano? Questo elemento da solo squalifica l’intera legge e la rivela come una legge volta a smantellare l’intero Sistema Nazionale di Istruzione. È dunque solo apparentemente in conformità con l’art. 5 dei “Principi Fondamentali” della “Costituzione Italiana”, perché in realtà ne viola il principio di “unità e indivisibilità” e ciò facendo di nuovo incorre negli stessi limiti che abbiamo già osservato per il punto a-b. Tanto più che la legge non prevede alcuna forma di controllo per valutare se le scuole continueranno a rispettare le indicazioni nazionali per la didattica.

c-i) Infatti il “Nucleo di Valutazione” di Istituto ha altri scopi. Per di più il modo in cui è formato o ne pregiudica la possibilità di operare o viceversa mette troppo potere discrezionale nelle mani di pochi. Ora domandiamo: il “soggetto esterno” a quale titolo dovrebbe valutare? E come potrebbe valutare i docenti sull’esecuzione o meno di progetti da lui stesso finanziati? E un docente interno come potrebbe valutare l’operato dei colleghi? E come farebbero i docenti a valutare lo studente ed il figlio di coloro che siedono nel comitato che deve valutarli? E quali titoli avrebbero tali persone per valutare l’operato della scuola? E come potrebbero valutare la rispondenza a direttive nazionali? Non sarebbe meglio affidare questo compito a chi a questo compito è già preposto, ovvero ad un comitato di ispettori ministeriali? E far intervenire gli ispettori ministeriali avrebbe senso solo quando si fosse prima smantellato – come questa legge in effetti fa – il Sistema Nazionale di Istruzione.
Non insistiamo poi sui danni provocati dai provvedimenti di cui ai punti e-f-g-h di cui qualunque insegnante saprebbe immediatamente valutare i danni apportati. Ma ovviamente questa legge è stata fatta da persone che insegnanti non sono e che per di più dimostrano di avere assai scarsa competenza in materia di scuola. Ricordiamo soltanto che tra questi sono proprio i punti contestati anche dagli studenti.

3) La legge di stabilità aumenta l’orario di lezione dei docenti di 1/3 a parità di stipendio e a fronte di un aumento di ferie di 15 giorni da usufruirsi “nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative”. Il governo sta inoltre progettando di prolungare a tutto
il 2017 il blocco della carriera e degli stipendi dei docenti, introdotto nel 2009.
La Corte Costituzionale ha appena sancito l’incostituzionalità di limitare gli stipendi agli alti dirigenti statali con la giustificazione che si andava a colpire una sola categoria di lavoratori e non tutti i lavoratori dipendenti. Qui si costringe un’intera categoria di lavoratori a lavorare 1/3 delle ore in più e ad avere gli scatti di stipendio bloccati per anni e non recuperabili. Ma di nuovo: una sola categoria di lavoratori. Non è anche questo incostituzionale?
E se tale provvedimento lo si estendesse a tutte le categorie di lavoratori dipendenti, davvero nessuno avrebbe niente da dire?
Le ferie aumentate sono una barzelletta: consentono il recupero di meno di ¼ delle ore di lezione aggiunte, a fronte di uno stress non sopportabile dal personale di un lavoro che è tra i più a rischio di burn out per motivi psichiatrici.
Il provvedimento comporta inoltre il licenziamento di 1/3 del personale. Ministro, lei dice “solo 10.000 persone”. Noi non crediamo. Ma anche se fosse, le sembra poco? E a che serve allora indire un concorso per l’assunzione di nuovo personale (vedi punto 1)? E quante famiglie o, peggio, “mancate famiglie” ne sarebbero colpite?
Si dice che noi insegnanti lavoriamo poco, e comunque meno dei docenti all’estero. Primo, non è vero (o almeno non è vero per tutti). Secondo è falso: si confrontano gli orari di lavoro con gli orari di lezione in classe. Terzo, lavoriamo in ben altre condizioni: i docenti all’estero hanno i loro uffici personali, mense interne, luoghi di lavoro puliti, dignitosi, efficienti e non pericolanti. Quarto: sono pagati di più ed il differenziale di stipendio con i nostri omologhi all’estero è destinato ad aumentare ulteriormente.
Per di più proprio il personale della scuola è quello che ha pagato l’86% della crisi (vedi anche punto 2, ma non solo). Quanto deve ancora continuare a pagare? Valiamo noi docenti forse meno degli operai dell’ILVA di Taranto o di quelli della FIAT? Perché solo noi? È costituzionale questo? E ci aiuterebbe ad uscire dalla crisi avere insegnanti più stressati, meno in grado di compiere adeguatamente il loro importante lavoro, aumentare il numero di famiglie di italiani poveri o mal pagati? Sappiamo bene che per uscire dalla crisi bisogna investire: investire in risorse, in ricerca, in istruzione. Quando vogliamo iniziare a farlo?
4) La legge di stabilità limita la possibilità di servirsi della legge 104 per i lavoratori che ne hanno diritto, perché ogni volta che ne usufruiscono essi si vedrebbero tagliata del 50% la loro remunerazione della giornata di permesso, giornata chiesta avvalendosi dei diritti di legge.
Se si pensa che la legge 104 serva solo per furbi e furbetti, li si colpisca individualmente, come si è fatto per gli evasori fiscali. Non si agisca collettivamente – come è invece già accaduto per cercare di colpire i falsi invalidi e gli impiegati pubblici “fannulloni” o gli insegnanti – contro tutta una categoria, in questo caso, per di più, formata di persone che, oltre al loro lavoro, hanno a carico malati gravi.

5) Lo stesso discorso dei punti 3 e 4 vale anche per il declassamento dei docenti inidonei. Non è giusto far pagare la crisi alle categorie più deboli di persone, siano essi i parenti dei malati o –peggio – i malati stessi e non è costituzionale.

Concludendo chiediamo pertanto al Ministro e al Presidente della Repubblica di farsi davvero carico dei problemi della scuola – ovvero dei problemi dell’Italia del futuro – ritirando tutti i provvedimenti contestati.

Il Collegio dei docenti del liceo scientifico statale “Talete” di Roma
19 ottobre 2012
Seguono 70 firme compresa quella del Dirigente Scolastico



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