sabato 20 aprile 2013

IL MOVIMENTO 5 STELLE. GALLI DELLA LOGGIA, Nel teatro semplificato del potere la gogna diventa strumento politico, IL CORRIERE DELLA SERA, 18 aprile 2013


Confesso di nutrire, a differenza di molti, un profondo interesse per i deputati del Movimento 5 Stelle. Per il loro modo d'essere, di presentarsi, ma specialmente di ragionare e di parlare. Dopotutto sono o non sono, come dicono di essere, la «società civile»? Credo proprio che lo siano, ma naturalmente bisogna intendersi su che cosa significa oggi, in Italia, questa espressione.



In realtà i deputati grillini rappresentano quella larga parte del Paese che intrattiene un rapporto continuo e anche appassionato con la cosa pubblica ed è pure informato abbastanza bene delle sue vicende, ma tutto questo in una prospettiva che resta sostanzialmente e radicalmente apolitica. Si badi, però: non già per la scelta deliberata di collocarsi «fuori» o «oltre» la politica stessa (che sarebbe in fondo una scelta molto politica). No. In realtà questa Italia che si occupa della cosa pubblica, ma se ne occupa in modo apolitico, lo fa solo per un'altra ragione: perché le manca qualunque educazione alla politica, qualunque confidenza con gli elementi conoscitivi minimi e basilari per poter ragionare appropriatamente di politica. Cioè per capire che cosa è e come funziona davvero quella realtà complessa in cui consiste la cosa pubblica. Parlo di quegli elementi di storia, di diritto, di economia, di sociologia, per possedere i quali - sia chiaro - non è necessario aver fatto chissà quali studi. Basta semplicemente un po' di buona scuola da un lato, e dall'altro essere venuti in contatto con una vera cultura politica: di quelle che di solito affondano in una tradizione, si alimentano di tessuti e di reti territoriali, familiari, associative, di quelle che producono forme originali di socializzazione.
Ma è proprio di tutto ciò che la «società civile» italiana è priva da decenni. I deputati grillini ne sono lo specchio fedele: essi sono i figli legittimi della rovina del sistema educativo del Paese e della cancellazione delle sue culture politiche storiche. Si occupano della cosa pubblica ma sono costretti a farlo senza saperne pensare i concetti e i modi adeguati che solo alcune conoscenze specifiche consentono di pensare. Senza la politica, appunto. E dunque producendosi in una sfilza impressionante di topiche, di sfondoni, di malintesi, di errori e di gaffe di ogni tipo.
Si capisce benissimo che tutto ciò che essi sanno e pensano è un puro imparaticcio. Che ha con ogni evidenza una sola fonte: paradossalmente proprio quei talk show televisivi che essi si fanno un punto d'onore di disertare, ed i giornali scritti da quei giornalisti che amano deridere o insultare. Ma in realtà senza il Corriere o Repubblica , senza Ballarò o Piazza pulita sarebbero perduti, non saprebbero che cosa dire, né come dirlo. A dispetto di tutte le concioni di Grillo, essi dipendono per la vita e per la morte dai mass media. Non per nulla, quando devono indicare dei nomi per il Quirinale la loro scelta cade infallibilmente ed esclusivamente su qualcuno che hanno visto in tv o di cui hanno letto sui giornali.
Sta qui anche, tra l'altro, la ragione per cui il deputato (e credo anche il militante) grillino medio inclina per sua natura a sinistra - come del resto tutta la società civile italiana che si occupa di politica senza saperne più di tanto (l'Italia di destra invece per lo più non si occupa di politica: vota e basta): perché di sinistra sono, fondamentalmente, il senso comune, il mainstream delle idee e dei valori correnti, che il sistema dei media del Paese veicola. Del quale essi sono una sorta di copia conforme, benché (e certo fa una bella differenza!) senza le malizie, i sottintesi, l'intelligenza, e il pizzico di necessario anticonformismo, di quel sistema stesso.
È questo singolare miscuglio di volenteroso civismo e di radicale apoliticità a produrre il senso di spaesamento, di disagio, di leggera vertigine, che di solito prende chi ascolta un deputato 5 Stelle. In certo qual modo e misura ci si trova pure d'accordo, magari, ma si ha sempre l'impressione di sentire parlare un alieno, quasi uno che adoperi un emettitore automatico di suoni senza avere la minima idea dei contenuti veri, delle cose reali che quei suoni significano e dei rapporti in cui quelle cose stanno tra di loro. Da qui anche l'abituale impressione di semplicismo dell'oratoria dei deputati «grillini». Che poi non è per nulla un'impressione ma la pura verità: un semplicismo così estremo, quasi sempre così stralunato e assertivo, lontano appena di un passo dal puro e semplice «parlare a vanvera» della grande comicità di un Macario o di un Totò.
E così il civismo privo di retroterra politico dei «grillini», incapace a propria volta di autorappresentarsi in una vera forma politica, è costretto a ricorrere di continuo alla sola arma a sua disposizione: il cipiglio moralistico con relative, perpetue minacce ai quattro venti di gogne e scomuniche. Gogne e scomuniche dirette a esorcizzare l'unica dimensione politica che l'ideologia del Movimento 5 Stelle sembra conoscere, e cioè quella del potere, sempre raffigurato peraltro nel modo più elementare e in sostanza più ostile. Nei confronti del quale, al minimo pretesto, esso avverte la pulsione irrefrenabile a saltare in sella sul cavallo da battaglia di ogni moralismo: lo smascheramento. Di cui si può dire che - almeno a parole - i 5 Stelle sono ormai i massimi specialisti.
Tanto è bastato, comunque, per guadagnare alle liste di Grillo il favore di un quarto dell'elettorato italiano. Il quale, evidentemente, ha visto solo nel suo movimento un'alternativa al mortifero immobilismo degli altri attori del sistema. Ciò che oggi si può dire è che, sebbene il rimedio non sia certo peggiore del male, sicuramente non si sta rivelando molto migliore.

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