martedì 18 marzo 2014

IL FUTURO DEL PD. SINDACI SCERIFFI. M. SASSO, Quanti democratici tra i sindaci sceriffi Cresce a sinistra la 'tolleranza zero', L'ESPRESSO, 18 marzo 2014

In principio fu il sindaco di Padova Flavio Zanonato. Convinto sostenitore delle politiche «sicuriste» è stato il primo esempio di sceriffo democratico che ancora prima dell’11 settembre pensava a come difendere i suoi cittadini:«Mi sono occupato di un problema che era tangente ma non coincidente con le grandi paure, ed era quello del degrado, molto più piccolo e banale». La sua personale battaglia contro le prostitute e il muro di via Anelli per cercare di mettere ordine in un quartiere dove la delinquenza era ed è molto forte lo fanno conoscere in tutto il Paese. E il paragone con il collega leghista di Verona Flavio Tosi non l’ha mai innervosito: «Chi amministra si trova di fronte a problemi simili e le risposte concrete sono spesso analoghe».



Oggi l’eredità di quella stagione di legge&ordine che piace anche a sinistra è l’asse tra i sindaci democratici di Venezia, Padova e Treviso contro l’accattonaggio nei centri storici delle loro città. All’unisono chiedono fogli di via ed espulsioni dal territorio nazionale. Treviso passata dopo vent’anni di giunta leghista direttamente al renzismo è una città off limits per mendicanti e vagabondi in genere. Il municipio di Cà Sugana è diventato il centro strategico di una “task force” che da un mese si batte contro quelli che vengono chiamati «accattoni molesti o petulanti».

«Noi ci battiamo - dice il sindaco Pd Giovanni Manildo - soprattutto contro il racket dell'accattonaggio e per la sicurezza dei cittadini. Ci sono persone che arrivano da fuori e chiedono l'elemosina in modo aggressivo. Sono organizzati, viaggiano in treno da Mestre o in auto. Si piazzano nei posti migliori e nei giorni di mercato. Una donna si è sentita minacciata, in piazzetta Giustiniani». Così le amministrazioni hanno dato vita ad un "patto di sicurezza metropolitana", per evitare che i migranti e gli altri "molesti", cacciati da un paese vadano a chiedere l'elemosina a pochi chilometri di distanza.

La stessa musica suonata dai sindaci con la camicia verde che dilaga. Il motivo è banale: le misure prese in passato non bastano e non servono a nulla. Nessuno paga le multe e il foglio di via non basta. Tolleranza zero per il partito degli amministratori del Pd.

«Serve un allontanamento per almeno tre anni. Si tratta in pratica di un rimpatrio perché i mendicanti organizzati da clan o racket sono quasi tutti stranieri. Si applica il decreto legislativo numero 30 del 2007 che prevede il rimpatrio di accattoni non iscritti all'anagrafe locale, senza lavoro, dediti alla questua e in condizioni di salute tali da non impedire l'allontanamento» racconta l'assessore trevigiano alla sicurezza Roberto Grigoletto. Ci vuole un giro di vita che rottama una volta per tutte anche la sinistra buonista che sta sempre dalla parte dei deboli.

SICUREZZA A COLPI DI ORDINANZE
La trasformazione antropologica per inseguire la destra con la svolta dei sindaci-sceriffi parte nel 2008 quando con il pacchetto sicurezza voluto dal tandem Berlusconi-Maroni vengono dati ampi poteri in nome dell’urgenza. Prima che la Corte Costituzionale bocciasse tre anni dopo l‘articolo che dava carta bianca ai Municipi c’è stata una voglia di legiferare con creatività: ecco le ordinanze anti-accattonaggio, anti-lucciole, anti-lavavetri, anti-sbandati e via di questo passo.
In prima fila le trovate dello sceriffo leghista per eccellenza: Giancarlo Gentilini, che dal lontano 1997, quando fece togliere le panchine su cui dormivano gli immigrati ha preso l’occasione propizia per firmare un’ordinanza anti-burqa, puntualmente bocciata. Sono gli amministratori locali del centrosinistra che non resistono al fascino discreto di leggi e regolamenti.

Ecco dal 2008 che Firenze vara un nuovo regolamento di polizia urbana che proibisce di sdraiarsi per terra ostruendo il passaggio e norme ad hoc contro i lavavetri e i vu cumprà, imitata da Venezia dove si vieta di chiedere l'elemosina tra le migliaia di turisti che sbarcano in Laguna. Un’attivismo che coinvolge anche l’accogliente Emilia dove a Bologna viene lanciato il servizio dei 'vigili di prossimità con 270 agenti armati con pistola, radio portatili e palmari. E perfino a Modena la polizia municipale viene munita di spray al peperoncino e di “baton”, il manganello estensibile bianco che piace tanto ai regimi per la repressione delle proteste di piazza.

C’E' QUESTUA E QUESTUA IN VENETO
Un tema così delicato divide anche il sensibile mondo cattolico. Così anche la questua può essere tollerata o combattuta: a Mestre (Venezia) il parroco del Duomo ha assoldato la scorsa estate dei “body guard” tra i parrocchiani per difendersi dagli accattoni troppo aggressivi, mentre a Belluno è il vicario del vescovo a pagare la multa inflitta a un mendicante fuori da un negozio. Sembrano due mondi distanti, quasi opposti, eppure questi episodi avvengono in Veneto a pochi chilometri di distanza.

La frangia più estrema dell'accattonaggio è stata identificata la scorsa estate con i “barbanera”, mendicanti rom particolarmente aggressivi, contro i quali si sono formati dei comitati agguerritissimi di cittadini e negozianti, stanchi di vedersi importunare e qualche volta malmenare. Al punto che monsignor Fausto Bonini ha dovuto ricorrere a guardie improvvisate per difendere i fedeli della chiesa cittadina.

A Belluno l'aria che si respira è frutto di una minore esasperazione e non desta scalpore il fatto che qui il vicario del vescovo di Belluno, monsignor Luigi Del Favero, si impietosisca e paghi di tasca propria la multa staccata dalla Polizia locale a un immigrato che chiedeva denaro davanti ad un supermercato del centro. «Stendeva la mano in silenzio e non recava alcun disturbo» racconta Del Favero che spiega così il suo gesto, a fil di logica: «Chi ha inflitto la multa a un mendicante sa che se domanda soldi per mangiare non avrà certamente i soldi per pagare la multa?».

Un ragionamento banale perché anche nel capoluogo delle Dolomiti governato da un sindaco slegato da ogni partito è arrivata un’ordinanza che vieta «in tutto il territorio comunale e in particolare in prossimità di monumenti e luoghi turistico-culturali la richiesta di elemosine». «Perché tanto zelo da parte del Comune- si chiede Del Favero - per proibire l'accattonaggio? Anche quando mi dimostreranno che l'ordinanza è perfettamente in regola mi rimarrà la libertà di pensare e dire che non è giusta».

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