venerdì 17 aprile 2015

DESTRA E SINISTRA. E. G. DELLA LOGGIA, Partiti di plastica e vecchi merletti, CORRIERE DELLA SERA, 17 aprile 2015

llora era vero! Era vero, come molti non si sono mai stancati di dire, che Forza Italia è stato sempre un partito di plastica. Era vero che Berlusconi era il suo padrone e tutti gli altri, i deputati e i senatori, solo una sorta di suoi dipendenti sostanzialmente a libro paga: i quali, finché le cose andavano bene, non si sognavano di emettere un fiato qualunque cosa gli venisse ordinata o accadesse. 


Ed era vero che Berlusconi ha sempre voluto che le cose andassero così, impedendo dunque per vent’anni che a destra nascesse qualcosa che avesse delle radici, che durasse, che si richiamasse a qualche visione alta e complessa del Paese e della sua storia complicata. Sì, era vero: dal momento che oggi proprio queste cose dicono - anzi denunciano a gran voce: e bisogna dire alquanto spudoratamente - quegli stessi, i vari Bondi, Fitto, perfino una pasdaran come la Biancofiore - che appena ieri, stando dentro Forza Italia, accettavano tutto, ed anzi spesso protestavano indignati contro chi si permetteva le medesime critiche che oggi essi muovono. A imitazione, del resto, di quanto prima di loro avevano già detto un paio di anni fa, stracciandosi anch’essi debitamente le vesti, una lunga schiera di fuoriusciti, da Gianfranco Fini ad Angelino Alfano. Nel momento del naufragio tutti consapevoli - guarda caso! e quando alcuni ancora sperano di salvarsi su qualche zattera - che forse il capitano ha sbagliato rotta.
È così: molte verità a lungo negate oggi stanno diventando innegabili. E ra anche vero, eccome se era vero, ad esempio, che per gettarsi alle spalle il Partito comunista e la sua esperienza non poteva bastare cambiare il nome e fare come se nulla fosse. Che era necessario non solo capire bene che cosa era accaduto, «com’era stato possibile» (magari con l’aggiunta di qualche opportuna autocritica), ma anche che chi era stato un «ragazzo di Berlinguer», condividendone faziosità, accecamenti e fedeltà all’Ottobre rosso, si facesse giudiziosamente da parte. E invece di raccattare per anni tutto il raccattabile - dalla finta sinistra di Sergio D’Antoni alla sinistra dei quartieri alti di Giovanna Melandri - facesse spazio a quella socialdemocrazia che aveva sempre disprezzato. Era vero, infatti - come qualcuno disse subito - che in caso contrario, com’è puntualmente avvenuto, la dirigenza vecchia del partito che nasceva nuovo avrebbe in realtà impedito a questo di essere nuovo.Così è accaduto che quel partito si sia via via appassito, si sia via via impoverito di idee e di passioni, si sia disarticolato in una molteplicità di feudi nazionali e locali spesso nelle mani di opachi personaggi dediti ad affari ancora più opachi.
Tutto ciò è rimasto celato finché è durata la droga dell’antiberlusconismo. Ma appena la droga è finita si sono viste le cose come stavano: il Pd non esisteva più. Era un involucro vuoto. E a questo punto è bastata per impadronirsene una banda di giovani audaci, animati da uno smisurato desiderio di vincere, che nulla avevano a che fare con la sua lunga storia. I quali anzi possono essere considerati, nei confronti di questa storia, come la vendetta di un’altra storia, di una storia completamente diversa. Allora era vero, era vero tutto insomma. Era vero tutto (o quasi) di ciò che non molti hanno detto per anni a proposito della Destra e della Sinistra italiane. Peccato che oggi, quando finalmente i più se ne accorgono, sia troppo tardi.

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