giovedì 9 agosto 2012

VOTARE NELL'ERA DELLA DITTATURA FINANZIARIA. FERRERA M., I cani da guardia della serietà, IL CORRIERE DELLA SERA, 9 agosto 2012

Alla ripresa autunnale inizierà di fatto una lunga campagna elettorale. È bene che tutti i partiti in lizza siano consapevoli di una importante novità: essi si troveranno a parlare non solo ai cittadini italiani ma anche alle opinioni pubbliche europee e ai mercati internazionali. I tedeschi, gli olandesi, i finlandesi non esprimeranno preferenze dirette, ma le loro valutazioni peseranno molto sulle decisioni delle autorità Ue. I grandi investitori internazionali invece «voteranno» con i loro ordini di compravendita sui titoli di Stato italiani. La posta in gioco è altissima.



Maurizio Ferrera è professore ordinario di Scienza Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano e Presidente della Graduate School in Social, Economic and Political Studies nella stessa Università.
E’ membro di numerosi comitati scientifici nazionali e internazionali, fra cui: il
Group of Societal Policy Advisers presso la Commissione Europea, il Comitato Scientifico di Confindustria, il Comitato Direttivo del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino. Fa inoltre parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, presso cui nel 2003 ha fondato URGE (Unità di Ricerca sulla Governance Europea).
Dal 2004 è editorialista del “Corriere della Sera”.
     http://users.unimi.it/ferrera/sw/home.php?tpl=hp&lan=it

La madre di tutti i nostri problemi è evidente: riusciremo a evitare il default ? Dovremo chiedere salvataggi esterni, con vincoli umilianti per quel che resta della nostra sovranità democratica? Francesco Giavazzi ha spiegato che, rimboccandoci le maniche, possiamo ancora «farcela da soli» ( Corriere , 4 agosto). Le proposte di tutti i protagonisti del confronto elettorale dovranno essere valutate in rapporto a questa sfida.
Alle opinioni pubbliche dei Paesi virtuosi e ai mercati interessano soprattutto due cose: governabilità e impegni di governo. La prima dipenderà essenzialmente dalla nuova legge elettorale: qualsiasi nuovo sistema dovrà essere in grado di produrre maggioranze chiare, stabili e di far emergere premier e compagine di governo subito dopo i risultati.
Gli impegni del nuovo esecutivo dipenderanno in larga misura dai programmi che verranno elaborati dai partiti. In Italia i manifesti elettorali sono documenti lunghi ma molto generici e servono essenzialmente per formare e tenere assieme le coalizioni. Negli altri Paesi essi sono invece delle piattaforme di governo, frutto di un accurato lavoro tecnico. Spesso esistono organismi indipendenti che fungono da «cani da guardia». Il caso più eclatante è quello dell'Olanda. Qui un ente pubblico di ricerca e programmazione ( CPB-Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis, Ufficio olandese per le analisi di politica economica) passa al setaccio i programmi e quantifica i loro effetti sullo status quo: che cosa succederebbe al bilancio pubblico, al potere d'acquisto delle famiglie, ai profitti delle imprese, all'occupazione, alla qualità dell'ambiente e così via se venisse attuato il programma di questo o quel partito? Le valutazioni del CPB vengono rese note un paio di mesi prima delle elezioni. Dopo, nessuno può parlare a vanvera, il confronto elettorale si concentra sugli scenari e le divergenze messe a nudo dalle analisi degli esperti.
Le capacità di elaborazione e di controllo politico-programmatico non si possono improvvisare: il nostro dibattito preelettorale non potrà certo raggiungere in pochi mesi la qualità e lo stile di quelli olandese o tedesco. Gli osservatori esterni ci sono abituati, ma questa volta saranno particolarmente severi: superficialità, litigiosità, battute senza capo né coda rischiano di costarci molto care.
Il compito di contrastare questo scenario spetta in primo luogo e ovviamente ai partiti stessi e in particolare a quelli dell'attuale maggioranza, formatasi appunto per gestire l'emergenza europea. Data la sua natura tecnica, anche il governo può svolgere tuttavia un ruolo importante, ad esempio producendo dossier tecnici sui principali temi in agenda e sulla gamma di soluzioni praticabili.
In fondo, si tratterebbe solo di anticipare il lavoro di preparazione del Piano nazionale di riforma, che dovrà essere consegnato alla Ue proprio nella prossima primavera. I partiti sarebbero così incentivati a confrontarsi su temi concreti, con spirito pragmatico.
Sarebbe molto utile, inoltre, predisporre un documento che illustri le implicazioni e quantifichi i costi di un'eventuale sparizione dell'euro o di un'uscita unilaterale dell'Italia. Per la prima volta alle prossime elezioni si presenteranno formazioni politiche dichiaratamente anti Ue. A queste è doveroso chiedere di prendere atto e giustificare le conseguenze di ciò che propongono.
È quasi superfluo aggiungere che il ruolo di «cane da guardia» sulla serietà delle varie proposte politiche dovrà essere svolto anche dalla società civile, nelle sue varie articolazioni, e in ultima analisi dagli elettori. È sulle loro spalle, infatti, che ricadranno i benefici o i costi del confronto elettorale e, questa volta più che mai, delle valutazioni che ne trarranno gli osservatori stranieri.

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