martedì 4 febbraio 2014

NUOVA LEGGE ELETTORALE E VITTORIA DELLA DESTRA. A. FABOZZI, La cura Renzi: unione a destra, IL MANIFESTO, 4 febbraio 2014

i dimo­stra la capa­cità di coa­li­zione del lea­der dei mode­rati, rispetto al can­ni­ba­li­smo del Pd». Non è pro­prio una cita­zione dotta — viene dal Mat­ti­nale, l’eccitata new­slet­ter di Renato Bru­netta — ma rias­sume bene i primi effetti sul qua­dro poli­tico della riforma elet­to­rale in corso. A destra si strin­gono a coorte; dall’altra parte Renzi resta con un solo alleato — Ven­dola — che appare anche scon­tento e minac­cioso. Ma per il segre­ta­rio Pd va tutto bene, è solo la sua stra­te­gia all’opera. «Vanno con­qui­stati gli elet­tori, non i lea­der», scrive nel pome­rig­gio su twit­ter. Ma due son­daggi di gior­nata — uno dell’Ipsos, uno di Euro­me­dia — lo smen­ti­scono, segna­lando che con l’aggiunta di Casini il cen­tro­de­stra rag­giunge il 37% e dun­que con il nuovo sistema elet­to­rale potrebbe vin­cere le poli­ti­che già al primo turno.



È un #nuo­vo­film, lan­cia l’hashtag Mat­teo Renzi, eppure sem­bra tanto il film già visto nel 2008, subito dopo la vit­to­ria di Wal­ter Vel­troni alle pri­ma­rie Pd. Prima l’abboccamento con il Cava­liere per la riforma elet­to­rale che mise in crisi il governo di cen­tro­si­ni­stra (Prodi) in carica, poi la «voca­zione mag­gio­ri­ta­ria» che chiuse alla sini­stra. Il finale è noto e non lieto: Ber­lu­sconi al mas­simo sto­rico, quasi dieci punti sopra il Pd. L’esperienza inse­gna, dun­que le pro­ba­bi­lità che Sel si sfili dall’alleanza con i demo­cra­tici sono pra­ti­ca­mente ine­si­stenti, anche se Ven­dola è costretto a ricor­dare che «l’alleanza è tutta da costruire, se la que­stione è che noi dob­biamo fare i por­ta­tori d’acqua potremmo fare anche altro». Minac­cia timida e pure obbli­gata, di fronte a una legge elet­to­rale che pre­vede uno sbar­ra­mento al momento fuori dalla por­tata di Sel e anche l’assurdo corol­la­rio del tra­sfe­ri­mento dei voti dai «pic­coli», rima­sti fuori dal par­la­mento, ai grandi, pre­miati con seggi omag­gio. È vero che si sta discu­tendo di una clau­sola che, così come avviene nel Por­cel­lum oggi in vigore, può sal­vare il miglior per­dente nelle coa­li­zioni: Sel a quel punto potrebbe far­cela, supe­rando però quella parte dei cen­tri­sti desti­nata a legarsi a Renzi. Ma il segre­ta­rio del Pd per il momento è liqui­da­to­rio: «Sel dovrà fare lo sforzo per supe­rare lo sbar­ra­mento». Lo sbar­ra­mento al momento del 4,5%, che però può scendere.
Non scen­derà invece l’altro sbar­ra­mento, ancor più alto e distor­sivo del sistema pro­por­zio­nale, l’8% pre­vi­sto per chi corre fuori dalle coa­li­zioni. Motivo per cui Casini si è deciso a tor­nare nel cen­tro­de­stra, imma­gi­nando di costruire con Alfano un polo mode­rato in grado di con­ten­dere la lea­der­ship al Cava­liere. E se non la lea­der­ship, di certo la pre­mier­ship, Ber­lu­sconi essendo messo fuori gioco dalla legge Seve­rino e dall’interdizione. Così Alfano mette con­di­zioni per il ritorno, chiede le pri­ma­rie esat­ta­mente come le chiese, ma solo per una set­ti­mana, prima delle ultime ele­zioni. Gli rispon­dono male i suoi tenti nemici del cen­tro­de­stra, e pre­pa­rano una pes­sima acco­glienza anche a Casini — al solito a colpi di tito­lacci del Gior­nale. Anche per­ché i vec­chi «fal­chi» del Pdl, oggi «lea­li­sti» in Forza Ita­lia, stanno già fati­cando a man­dar giù la pro­mo­zione dell’ultimo arri­vato, l’ex diret­tore dei Tg Media­set Gio­vanni Toti. Val­gono le parole spicce di Daniela San­tan­chè: «Casini è il poli­tico più soprav­va­lu­tato della sto­ria ita­liana, è un bluff». E Ber­lu­sconi, al solito, deve inter­ve­nire. Smen­tendo, ancora al solito, il suo cir­colo più stretto e il gior­nale che fa pub­bli­care. Dif­fonde una nota scritta: «In que­sti giorni non ho con­di­viso gli attac­chi a Pier­fer­di­nando Casini, il cui ritorno nell’area dei mode­rati è da sem­pre stato da me auspi­cato e del quale non posso che esserne lieto». Ma è chiaro, il gioco andrà avanti così, tra blan­di­zie e richiami all’ordine. Anche que­sto un film già visto, che Casini non può dire di non cono­scere. Magari sta­volta spera di avere un ruolo più importante.

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