martedì 7 maggio 2013

LA MORTE DI ANDREOTTI. MARIA GRAZIA GERINA, «Io ho confessato Andreotti... È vero, aveva un pentimento», L'UNITA', 7 maggio 2013

“Non era Belzebù”, si sgola ancora il suo confessore, don Luigi Veturi, quando il feretro ha già lasciato la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini tra due ali di folla nemmeno troppo vaste per la fama del defunto.





Don Luigi, non è da tutti aver confessato Belzebù in persona.

Ma quale Belzebù, Giulio Andreotti era una persona semplice, mite, attenta, generosa. Veniva a messa tutte le mattine, finché ha potuto. Educato e gentile con tutti. Chiunque poteva parlare con Andreotti, lui dava ascolto a tutti. Lo hanno ritratto come Belzebù per distruggerlo. Ma non ce l’hanno fatta. E’ stato un grande uomo politico e come tale in molti oggi sono venuti a rendergli omaggio.

Ma a lei che era anche il suo confessore qualche segno di pentimento o di tormento interiore lo ha mai mostrato?

Una volta a pensarci.

Ah sì.

Sì, avrei voluto raccontarlo durante l’omelia ma me ne sono dimenticato.

Racconti pure.

Ecco, Andreotti una volta mi disse con rammarico che lui e quelli della sua generazione avevano dato poco spazio ai giovani. “Abbiamo agito così per paura del comunismo e per paura del ritorno del fascismo”, mi disse.

Tutto qui?

Gliel’ho detto Andreotti era una persona buona. Io stesso gli ho consegnato montagne di lettere. Facevo un po’ da postino. Se tutte le persone che gli devono un grazie fossero venute al suo funerale non sarebbe bastata la basilica di San Pietro.

E come mai non sono venuti a salutarlo?

Sarà perché sono sparsi in ogni parte d’Italia...

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