domenica 27 ottobre 2013

ITALIA. ANALFABETISMO E IGNORANZA. SAVIANO, Le vittime dell'ignoranza schiave di chi governa , L'ESPRESSO, 25 ottobre 2013

L’ITALIA RISULTA all’ultimo posto per literacy, al penultimo per numeracy e non ha consegnato i dati per problem solving. I ministri dell’Istruzione e del Lavoro commentano questo risultato, che definire deludente è un eufemismo, promettendo «un’inversione di marcia» e puntano i fari - come categoria più esposta - su quelli che chiamano Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero persone che hanno smesso la loro formazione e che non hanno ancora avuto accesso al mondo del lavoro.



A questo proposito ho letto un articolo di Tullio De Mauro che metteva in guardia dal puntare il dito solo sulla scuola, per analizzare invece - cosa infinitamente più proficua - le storie dei singoli Stati aderenti al programma. Una cattiva scuola non è necessariamente colpevole di un alto tasso di analfabetismo, ma la mancata attitudine a leggere libri e a tenersi informati sì. E le politiche che i singoli Stati hanno messo in atto nel corso degli ultimi secoli riguardo all’alfabetizzazione sono alla base della situazione attuale e degli scarsissimi risultati che il nostro Paese consegue quando partecipa a questo genere di studi. Sullo stesso argomento, Tito Boeri affronta la questione da economista e dà le cifre sul tasso di scolarità, bassissimo nei paesi in coda alla classifica. E il governo, pur promettendo un’inversione di tendenza, abbassa la spesa per l’istruzione dal 10 all’8 per cento della spesa totale.

Questi i fatti, cui bisognerebbe prestare la massima attenzione; le conseguenze le abbiamo sotto gli occhi. Una società che non comprende ciò che legge e che non sa utilizzare le proprie conoscenze matematiche per interpretare i numeri riportati sui giornali o che sente in televisione, è una società schiava di chi la governa. Non è in grado di valutarne il lavoro, non è in grado di valutare le competenze dei singoli membri, nemmeno di quelli territorialmente più vicini, penso agli amministratori locali. Una società i cui membri sono vittime di quello che viene comunemente chiamato “analfabetismo di ritorno”, ovvero l’incapacità di stare al passo con le rivoluzioni tecnologiche che investono la vita di ogni giorno e il mondo del lavoro, è una società che in larga parte non sa trovare percorsi alternativi a quelli già segnati.

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