sabato 30 novembre 2013

IL CASO BERLUSCONI. BILL EMMOTT, Perché Silvio Berlusconi è ancora così amato, L'ESPRESSO, 30 novembre 2013

A decadenza ormai archiviata, gli avversari del Caimano devono analizzarne i motivi della popolarità. Perché B., come Bush jr o il sindaco di Toronto che ha fumato crack ed è ancora in carica, piace alla gente comune e fa credere di essere dalla parte delle persone normali. E chi vuole succedergli dovrà imitarlo


In questo momento in cui le fortune del politico italiano di maggior successo nei tempi moderni sembrano aver raggiunto il livello più basso, e si scrivono ancora una volta i suoi necrologi, è tempo di fare quel che i suoi avversari non avrebbero in realtà mai voluto fare: chiedersi perché il messaggio di Silvio Berlusconi abbia avuto tanto successo. Che è poi un modo per capire, ancora una volta, come mai questi necrologi siano prematuri.


 A leggere “Il Giornale”, sembrerebbe che il politico straniero più adatto come pietra di paragone sia John Fitzgerald Kennedy. Ma sorvoliamo su questo confronto offensivo scegliendo invece due esempi più plausibili e più contemporanei: Rob Ford, il sindaco di Toronto, e George W. Bush (ve lo ricordate?).

Ora, ben pochi di noi considererebbero Ford come un paragone lusinghiero. Il sindaco di Toronto è grasso e goffo. Non ha niente di elegante. Ha dovuto ammettere che fumava crack, che acquistava altre droghe illegali ed era spesso ubriaco. Video che lo incriminano si possono trovare su Internet. Il risultato è che gli hanno appena tolto molti dei suoi poteri di sindaco. Ciò nonostante, Ford resta in carica. E ha buone possibilità di essere rieletto. Il grosso dei suoi sostenitori non sembra preoccuparsi per tutti questi scandali.

L’ ex presidente Bush è un caso un po’ diverso. Non beve alcol, dopo aver smesso di ubriacarsi (e molto probabilmente di drogarsi) a conclusione di una gioventù dissoluta. Appare in forma e ha un bell’aspetto. Non ha provocato alcuno scandalo durante il suo mandato, salvo quelli direttamente derivanti dalle sue politiche.
Eppure c’è un motivo per confrontarlo con Berlusconi e Ford, che ci riporta a una domanda rivoltagli dai suoi elettori durante la sua campagna per le presidenziali contro Al Gore nel 2000 e, di nuovo, durante quella per la sua rielezione contro John Kerry nel 2004. La domanda era questa: con quale dei due candidati preferiresti bere una birra e mangiare una pizza? La risposta della maggioranza è stata chiara, entrambe le volte: George W. Bush.

Nel caso di Bush, gli elettori pensavano che fosse più simpatico, più divertente, più simile a loro, pur essendo un membro di una delle famiglie più ricche d’America. Nel caso di Ford, il sentimento di vicinanza è ancor più forte. Gli elettori, o almeno un numero sufficiente di essi, pensa che egli risponda a due requisiti essenziali per qualsiasi elettorato: è “uno di noi” e sta “dalla nostra parte”. Non c’è bisogno di essere grassi e goffi, né di fumare crack per possedere questa forte attrattiva. In Gran Bretagna, 35 anni fa una donna di nome Margaret Thatcher aveva anch’essa quei requisiti, nonostante ben pochi (e forse nessuno) degli elettori avrebbero mai pensato che fosse divertente bere una birra e mangiare una pizza con lei.

Ma la sua forza stava nel fatto che veniva percepita come una figura estranea all’élite politica di allora, capace di comprendere la vita delle persone comuni e di stare “dalla loro parte”. Non tutti la pensavano allo stesso modo, ovviamente. Così, divenne un personaggio che creava discordia e in seguito dimostrò di non essere più in sintonia con la realtà. Ciò nonostante, la sua popolarità iniziale traeva forza da queste sue caratteristiche.

I suoi avversari non dovrebbero mai dimenticare questo quando si confrontano con il Cavaliere, il cui successo politico deriva, come nel caso del sindaco di Toronto, dal fatto di apparire, sempre, come “uno di noi”, che sta “dalla nostra parte”. Non importa se possiede grandi case lussuose ed è circondato da donne affascinanti, magari anche prostitute: è ciò che vorremmo anche noi se avessimo le stesse possibilità, lo stesso successo che lui ha negli affari. Se si è messo nei guai in qualche caso, che male c’è? Chi non ci finisce prima o poi?

Berlusconi riesce a trovare un linguaggio che continua a convincere gli elettori che lui è dalla loro parte. Qualcuno ha mai pensato la stessa cosa su Mario Monti? Possono averlo (giustamente) ammirato e rispettato. Possono essersi fatta di lui l’idea di un uomo adatto a trasmettere una migliore immagine dell’Italia in tutto il mondo. Ma non certo di uno che sta dalla loro parte.

Le lezioni da trarre per tutti i suoi avversari, di tutti i partiti e quali che siano le loro ambizioni sono semplici. Innanzitutto, non morirà, politicamente, finché continuerà ad apparire come un personaggio vicino alla gente. E, secondariamente, anche chi voglia succedergli non può fare a meno di possedere questa caratteristica essenziale.

traduzione di Mario Baccianini

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